Nel nostro cantone, oggi più che mai, il termine “lavoro” è sinonimo di scarsità, una condizione che rappresenta una profonda ferita sia a livello personale sia collettivo. Il lavoro è da sempre considerato non solo un mezzo per vivere dignitosamente, ma anche un pilastro fondamentale per il benessere della famiglia, per l’economia e per la realizzazione di progetti personali e professionali.

L’assenza di un’occupazione impedisce la realizzazione personale e conduce a una diminuzione della fiducia in sé stessi e nel sistema lavorativo. Coloro che si rivolgono agli uffici di collocamento spesso testimoniano una mancanza di empatia e di reale volontà nel trovare soluzioni adeguate, percependo così un’attenuazione della propria dignità.

Le proposte degli URC, che si limitano a offrire corsi spesso ritenuti inutili o ripetitivi, così come i programmi occupazionali, rappresentano un significativo spreco di denaro pubblico senza portare a risultati tangibili. Inoltre, al termine delle indennità, i collocatori non dedicano il necessario tempo per informare sulle prospettive future.

Il progetto Job Mentor, pur nato con l’intento di sostenere e accompagnare i disoccupati over 50, nella maggior parte dei casi non sortisce gli effetti sperati.

Una possibile soluzione potrebbe essere l’aumento del numero di collocatori, in modo tale da offrire un supporto più concreto alle persone in cerca di lavoro, accompagnandole attivamente nella loro ricerca e eliminando corsi poco utili, che comportano solo ulteriori costi.

Nel mese di febbraio, il numero di persone in cerca di lavoro ammontava a 9’085, a fronte di soli 943 posti vacanti. Dai dati Seco, tuttavia, non emerge se tra queste figure siano incluse sia persone formalmente disoccupate sia quelle in assistenza.

Michela Christen
Lista 3 – Il Noce
Candidata 10 per il Consiglio comunale