Che la vita sia cara è un dato di fatto, e ormai nessuno si aspetta più regali. Viviamo in un’epoca in cui sembra quasi di pagare anche l’aria che respiriamo, e Bellinzona non fa eccezione. Il Municipio mantiene in vigore un regolamento (Ordinanza municipale concernente il prelievo di tasse di cancelleria) che obbliga chiunque necessiti di documenti o certificati comunali a sostenere un costo.

Se da un lato il principio di questa ordinanza può avere una sua logica, dall’altro emerge un aspetto problematico: la percezione che il cittadino debba sempre mettere mano al portafoglio per qualsiasi interazione con il Comune, mentre le agevolazioni spesso rimangono poco visibili e difficili da scoprire.

Per ottenere determinati certificati, le tasse variano dai 15 ai 250 franchi. Tuttavia, in altri ambiti, è lo stesso Comune a contribuire alle spese private dei cittadini, ad esempio per l’acquisto di abbonamenti Arcobaleno o per la partecipazione a specifici corsi.

Ed è qui che sorge il problema: se il cittadino non si informa autonomamente, difficilmente verrà a sapere delle agevolazioni a cui ha diritto. Il Comune, infatti, non sembra proattivo nell’informare i residenti di questi benefici, lasciando molti senza il supporto a cui avrebbero diritto.

Mi chiedo: non sarebbe il caso di ripensare questo sistema? In fondo, tutti paghiamo le imposte, e i servizi finanziari del Comune e del Cantone conoscono bene la situazione economica dei contribuenti. Non sarebbe più giusto adottare un approccio che metta al centro il cittadino, guidandolo nei suoi diritti e alleviandolo da alcuni costi?

Un sistema più trasparente e orientato al benessere dei cittadini non dovrebbe essere solo un’aspirazione, ma una priorità per una città che si definisce vicina alle persone.

Nicola Diviani
Il Noce