L’annuale rassegna del formaggio in città è un evento da non perdere, un appuntamento dove gli allevatori espongono con orgoglio il frutto del loro duro lavoro. Questo evento rappresenta un punto di incontro ricco di dialoghi piacevoli su temi come le diverse tipologie di formaggi, gli alpeggi e, non ultimo, la promozione turistica della montagna, con informazioni su come raggiungere i luoghi più suggestivi.

Tuttavia, quest’anno un elemento particolare ha attirato la mia attenzione. Quasi tutte le bancarelle erano decorate con manifesti che segnalavano, con toni piuttosto angoscianti, la pericolosità dei lupi. I messaggi degli allevatori erano chiari: alcuni hanno già dovuto chiudere la loro attività, mentre molti altri si trovano a un bivio, incerti se proseguire. Le perdite di capi di bestiame causate dai lupi sono così significative da mettere in crisi la sostenibilità di un lavoro già di per sé molto impegnativo.

 

                     

 

Per comprendere meglio la situazione, occorre fare un confronto. Nei vasti territori dei paesi dell’Est, il lupo ha più spazio per muoversi e una maggiore disponibilità di cibo, grazie alla presenza di animali selvatici. Questo lo rende meno aggressivo rispetto a quanto accade nei nostri piccoli alpeggi, dove gli animali da allevamento rappresentano prede facili.

Non ho esperienza diretta in questo settore, ma mi limito a riportare quanto riferito dagli allevatori. Recintare ovunque non è una soluzione praticabile: le capre, ad esempio, necessitano di ampi spazi per selezionare le erbette migliori di cui nutrirsi. Tenerle in stalla è spesso controproducente, poiché l’ambiente chiuso aumenta il rischio di contaminazioni batteriche tra le unghie e di conseguenza di malattie. Inoltre, l’uso di antibiotici rende il latte inutilizzabile, mentre lo stress riduce drasticamente la produzione.

Le capre, se libere di muoversi e arrampicarsi sugli speroni di roccia, possono sfuggire ai lupi. Purtroppo, non è lo stesso per le pecore, più vulnerabili e meno agili.

La situazione è critica, tanto da poter affermare senza esitazioni: “la mattanza è servita”. Non c’è nulla di più semplice e al contempo essenziale che ascoltare, condividere e rispettare le esigenze di chi vive e lavora quotidianamente sul territorio. Tutto il resto rischia di essere solo fantasia.

Romeo Macullo
Il Noce